“Forse dovresti rivolgerti a qualcuno...”
Pubblicato il 2015-03-21 21:14:15 da Cinzia Funicelli Maria Lepri
“Forse dovresti rivolgerti a qualcuno…”. Chissà quanti di noi si saranno sentiti rivolgere queste parole almeno una volta nella vita. Ma chi è questo “qualcuno”? E in che modo può essere d’aiuto? Forse può essere utile descrivere in maniera semplice la figura professionale dello psicologo, su cui circolano ancora convinzioni fuorvianti, partendo proprio da queste.
“ Lo psicologo è qualcuno con cui fare quattro chiacchiere come si farebbe con un amico.”
Rivolgersi a uno psicologo è confortante, ma non perché dà la pacca sulla spalla come farebbe un amico o perché consente di fare le famose quattro chiacchiere. Il sollievo deriva dal fatto che paure, ansie e difficoltà vengono ascoltate e raccolte da un professionista che, in virtù dei suoi studi e delle sue competenze, è in grado di contenerle e di “restituirle” rielaborate e dotate di un senso. Non arriva alcuna pacca sulla spalla. Lo psicologo aiuta a rintracciare le risorse presenti nella persona che gli si rivolge, dandole sostegno, e al contempo mette in luce le possibili motivazioni dei comportamenti che causano sofferenza, offrendole una possibilità di crescita emotiva.
“Lo psicologo è una sorta di mago che riesce a carpire nel giro di pochi minuti ombre, misteri e segreti della persona che gli sta di fronte.”
Lo psicologo non è in grado di svelare magicamente tutti i retroscena di una mente umana, o di leggere nel pensiero, o ancora di comprendere una personalità a partire da uno sguardo. Le ipotesi che formula derivano da un lavoro di ricerca e di esplorazione portato avanti insieme alla persona che gli ha chiesto aiuto e in virtù della sua motivazione al cambiamento.
“Questo oscuro professionista, sulla scia del modello medico, può offrire nell’immediato una soluzione, una diagnosi, una ricetta su come vivere felici.”
Lo psicologo non possiede ricette e non propone soluzioni, in quanto rispetto al benessere psicologico non esiste una ricetta valida per tutti, o meglio, non esiste una ricetta. Ognuno compie il proprio percorso psicologico, e gli obiettivi, i tempi, le fasi che lo caratterizzeranno sono diversi da quelli di qualsiasi altro. All’interno di questo percorso, lo psicologo più che dare risposte o diagnosi che “mettono un punto”, aiuta a formulare interrogativi che aprono a tante possibilità, portando la persona a conoscersi, a capirsi e ad adottare nuovi comportamenti. Non esiste una radiografia della mente umana, è invece possibile un’esplorazione, una ricerca, l’adozione di un nuovo punto di vista.
“Lo psicologo può operare tramite lavaggi del cervello e mettere nella testa delle persone pensieri che non le appartengono.”
Non si verificano lavaggi del cervello o simili, lo psicologo è obbligato a “evitare l’uso non appropriato della sua influenza” e a rispettare “la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni” (articoli 3 e 4 del Codice deontologico). Il suo obiettivo non è di “mettere nella testa” della persona pensieri che non le appartengono ma, al contrario, di aiutarla a tirar fuori desideri mai espressi, mediante un ascolto accogliente e privo di giudizi. In un periodo di forte stress sul lavoro, di ansia per gli studi, di difficoltà nelle relazioni sociali, di umore basso per via di una separazione o di un lutto, di confusione rispetto a una decisione da prendere, si può realizzare di aver bisogno di un ascolto di questo tipo, professionale e orientato a un obiettivo.
“È una figura assolutamente inutile, perché ce la si può fare da soli e perché, diciamoci la verità, è assurdo raccontare i propri problemi a un perfetto sconosciuto e pagarlo pure!”
Il fatto che dall’altra parte ci sia un professionista, quindi uno sconosciuto, e che tale professionista sia neutrale, non giudicante e obbligato al segreto professionale, fa sì che la comunicazione di contenuti dolorosi, imbarazzanti o tenuti nascosti da sempre possa essere paradossalmente facilitata e infondere sollievo.
Ancora troppa confusione sembra aleggiare intorno a questa professione, complice la superficialità dei media, per cui diventa prioritario per gli addetti ai lavori provare a smantellare tali inesattezze.
Tutto ciò vale anche per lo psicoterapeuta, ovvero per lo psicologo (o il medico) che si sia specializzato in psicoterapia e che possa, quindi, andare oltre il sostegno psicologico offerto in un periodo circoscritto di difficoltà, per mirare a un graduale e duraturo cambiamento della personalità del paziente, mediante un’acquisizione da parte sua di una consapevolezza più profonda. Ci si può rivolgere a uno psicoterapeuta sulla scia di emozioni dolorose e apparentemente incomprensibili, o anche del desiderio di conoscere meglio se stessi e le proprie motivazioni.
Quel “qualcuno” a cui ci si potrebbe rivolgere nei momenti di difficoltà, quindi, costituisce una valida e preziosa risorsa messa a disposizione dalla comunità, e l’opportunità di essere accompagnati in un percorso impervio quanto affascinante.
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